giovedì 19 febbraio 2015

Processo Civile Telematico: guida al calcolo dell'hash (o impronta)

L'11 febbraio 2015 è entrato in vigore il D.P.C.M. 13.11.2014 che nel predisporre nuove regole tecniche relative all'attuazione del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD – D.Lgs. 82/2005) ha aggiunto un altro tassello alla digitalizzazione dell'apparato amministrativo statale.

Il regolamento (artt. 4 e 6) al fine di garantire con certezza assoluta la rispondenza della copia all'originale (degli atti nativi digitali e di quelli acquisiti da supporto analogico), detta nuove regole che trovano applicazione (benché la questione sia ad oggi controversa) anche nel più ampio contesto del Processo Civile Telematico.

Pertanto, gli avvocati che si avvalgono della facoltà di notificare in proprio a mezzo PEC (il D.L. 90/2014, che ha modificato l'art. 1 della l. 53/1994, ha abolito la preventiva autorizzazione del COA), dovranno attenersi a nuove modalità operative, che consistono nel calcolo dell'hash (o "impronta" come la chiamano le fonti legislative) del documento informatico e nella sua menzione nella relata di notifica.

Per quanto riguarda gli aspetti strettamente giuridici della questione rinvio ai numerosi siti che lo trattano, in modo particolare il blog dell'avv. Maurizio Reale (dove è possibile trovare anche degli interessanti modelli di relata conformi alle nuove notificazioni) o il gruppo Facebook PCT processo civile telematico.

Ciò che andremo invece ad affrontare è riguarda tutto ciò che attiene al calcolo dell'hash - impronta su Linux.


Cosa è l'hash?
Semplificando al massimo, si definisce hash una funzione matematica che, partendo da un qualunque file, produce una stringa alfanumerica.
Poiché ciascun file restituisce sempre la stessa stringa, l'indicazione di quest'ultima consente di avere un immediato riscontro matematico della sua integrità, intesa anche come non alterazione. Anche la più insignificante modifica (es. il cambio del nome file) modifica la stringa.
Nel nostro caso il file (il più delle volte pdf) è naturalmente l'atto giudiziario da notificare.

Esistono numerose funzioni hash, quello che attenzioneremo è la funzione SHA-256, che si contraddistingue per essere una delle più sicure.


Come calcolarlo? sha256sum e Gtkhash
Anche se su internet si trovano numerose web app gratuite in grado di calcolarlo facilmente, il buon senso dovrebbe indurre a preservare con particolare attenzione atti e documenti contenenti informazioni personali e riservate, ragione per la quale sconsiglio nel più categorico dei modi l'ausilio di questi mezzi a distanza.

Ubuntu Linux integra già un'apposita utility da terminale, ovvero il comando sha256sum.
La sintassi è la seguente: 

$ sha256sum nomefile

Come si intravede dalla schermata, che riporto solo per gli amici più tradizionalisti, il file Atto Citazione.pdf ha generato come hash Sha-256 la stringa: 
3544f5998f0cee43b14f3fb5dd7d86984cafcbcf74afadb304cc15a2002d78c5





Fortunatamente esistono anche utility grafiche, che consiglio per la loro semplicità, come l'ottimo Gtkhash, che trovate già nei PPA di Ubuntu.

sudo apt-get install gtkhash


Gtkhash è in grado di calcolare gli hash contemporaneamente secondo più funzioni.
E' sufficiente selezionare il documento dalla finestra File e in meno di un batter d'occhio avrete tutte le funzioni pronte da copiaincollare.



Da come si evince, Gtkhash calcola anche secondo gli algoritmi MD5 e SHA-1. Quella che a noi interessa è l'ultima, ovvero il menzionato SHA-256 che dovrà essere indicato nella relata di notifica.
Come è possibile vedere la stringa è assolutamente identica a quella calcolata dal terminale.

Naturalmente è possibile calcolare l'hash dei file ricevuti al fine di controllare la rispondenza a quello indicato nella relata.

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